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Inviato da Redazione     06 Agosto, 2013    
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Informazioni

Periodo storico
XII sec.
Cosa vedere
Cripta, Edicola di Maria SS. di Corsignano, abside, organo, affreschi

Contatti

Indirizzo
giovinazzo

Dall’XI al XII sec. nel mondo cristiano fu tutto un fiorire di bianche cattedrali. Lo stile in cui vennero edificate fu chiamato romanico, uno stile poliedrico e multiforme che in Puglia fu caratterizzato da una chiara apertura a modelli bizantini e arabi.

In questo periodo anche Giovinazzo seguì l’esempio degli altri paesi, abbandonò la vecchia Cattedrale di Santa Maria dell’Episcopio (oggi San Giovanni Battista) e in riva al mare edificò, dedicandola all’Assunta, la nuova Cattedrale romanica.

Di questa l’Ughelli (“Italia Sacra”) scrive che la Cripta era già stata edificata nel 1150 e la parte superiore  completata nel 1180. In verità l’unica data certa è quella della sua consacrazione, celebrata il 2 maggio 1283 dal vescovo Giovanni dei Frati Minori, alla presenza di Rainaldo, arcivescovo di Bari.

Dalle Istorie del Paglia, dagli Atti delle Sacre Visite e da particolari venuti alla luce negli ultimi restauri, si può arguire che la cattedrale romanica aveva pianta basilicale, divisa in tre navate da otto colonne di marmo alternate a 12 pilastri polistili, sui quali erano impostati archi a tutto sesto. Tanto la navata centrale quanto le laterali si prolungavano oltre il transetto in presbiterio ed avevano in fondo absidi contenute. 

L’intera copertura del tempio era a capriate e il presbiterio aveva una pavimentazione musiva. Due torri campanarie e di vedetta fiancheggiavano la facciata ad oriente e due scale portavano alla cripta, scompartita in 15 crociere e sostenuta da 10 colonne e pilastri.

Di tutto questo oggi, ad eccezione del portale a meridione, della facciata orientale e del complesso cripta – presbiterio, non resta più nulla. Già nel ‘500, dopo il Concilio di Trento e con il barocco alle porte, vengono eseguite le prime modifiche dal Briziano (1549), poi dal Masi (1611) e dall’Alfieri (1671). 

Ma è con il Chiurlia che ha inizio la trasformazione radicale dell’impianto romanico e, infine, toccherà al suo successore Paolo De Mercurio (1731), di “infausta memoria”, completare l’opera o meglio, a dirla con il Marziani, “… e il sacrilegio artistico fu compiuto”.

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